Ce ne sono davvero tanti, forse troppi, e sono di tutti i tipi. Parliamo degli aromi, sostanze capaci di ‘perfezionare’ il gusto naturale  di  preparazioni dolci e salate. Ogni alimento, piatto tipico, frutto, o spezia può essere ridotto ad aroma, e questo è tutto merito della ormai famosa industria degli aromi, che dagli anni Cinquanta, opera con successo nel campo alimentare.
Il problema è  che noi non conosciamo veramente in cosa consiste l’aroma utilizzato in un determinato alimento. Ci aspettiamo che abbia quel sapore e non ci preoccupiamo d’altro, nemmeno di renderci conto se si tratta di un aroma naturale, o di un aroma naturale identico (sostanze chimicamente identiche alle sostanze naturali, ma ottenute mediante processi chimici) o ancora artificiale. Vero è,  che non ci è dato saperlo, visto che la legge europea richiede solo l’utilizzo della parola “aroma”, ma da oggi in poi conviene prestare più attenzione all’etichetta, e pretendere una maggiore precisione,  dal momento che l’Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) dopo anni di controlli e di  valutazioni scientifiche, tra le sostanze aromatizzanti, ne ha individuata una che non dovrebbe assolutamente rientrare nella filiera alimentare. Si tratta del 3-acetil-2,5dimetiltiofene, pericoloso per la salute pubblica  perché può danneggiare il DNA.
Per intenderci, parliamo, di quell’aroma, che sa di nocciola bruciata, usato in un esiguo numero di alimenti, perlopiù prodotti salati, da forno e da pasticceria, ma che si può trovare naturalmente anche in carne cotta o bollita. Quella dell’Efsa è principalmente una notizia a scopo informativo e soprattutto precauzionale dato che si parla di quantità così minime che non destano preoccupazioni per la salute dei consumatori, come segnala l’UE, infatti, ne vengono utilizzati circa 2,3 kg all’anno.
Certo, ora si attende la mossa dei gestori del rischio dell’UE, che dovrebbero provvedere a  rimuovere la sostanza in questione dall’elenco degli aromi ‘autorizzati’, ossia quelli valutati positivamente.
Ma allo stesso tempo potrebbe di sicuro ritornare molto utile anche una mossa in campo legislativo, dato che la legge non sembra affatto tutelare concretamente i consumatori! Questa genericità legittimata dalle norme europee, a cui basta la vaga dicitura ‘aromi’, che dice tutto ma allo steso tempo niente, non deve bastare a noi che compriamo e consumiamo e che per questo pretendiamo un’informazione dettagliata, soprattutto quando si tratta di sostanze chimiche.
La semplice indicazione “aromi” può essere sempre utilizzata sia che si tratti di un aroma artificiale, naturale o natural-identico. L’aggiunta dell’aggettivo “naturale” è consentita solo quando tutte le componenti dell’aroma sono naturali e non prodotte in laboratorio… insomma molto raramente!
Di sicuro la scelta migliore, per ora, è nutrirsi con materie prime della nostra terra e produrre un’infinità di cibi naturali per conservarli, soprattutto, in modo naturale, almeno fin quando non avremo la dovuta rigidità del corpus normativo nel campo alimentare.
A cura di Rosita Conte