dell’Avv. Francesco Luongo – Presidente Nazionale del Movimento Difesa del Cittadino

E’ stata la madre dei diritti dei cittadini consumatori italiani, ma oggi l’Europa riunitasi nell’allora Comunità Economica Europea ed oggi nell’Unione sembra aver perso il proprio appeal.

Nel mese che vedrà l’elezione del nuovo Parlamento Europeo, i risultati della survey commissionata dall’European Council on Foreign Relations (ECFR) sul sentiment verso le istituzioni europee sono il sintomo più evidente di un disagio profondo rispetto al peggioramento delle condizioni economiche e di vita di una fetta sempre più ampia di popolazione.

In Francia, Germania, Italia, Olanda, Austria, Slovacchia, Romania, Grecia Repubblica Ceca e Polonia la maggior parte degli intervistati considera “realisticamente possibile” una disintegrazione della UE entro i prossimi 10 o 20 anni.

Il dato italiano rilevato dal think – tank è sconvolgente, con il 57% degli intervistati che reputa possibile la dissoluzione dell’Unione contro un 30% che non la ritiene realistica ed un 12% di incerti.

Per l’ISTAT dal 2008 le famiglie del “Belpaese” avrebbero perso complessivamente qualcosa come 70 miliardi di euro del proprio reddito disponibile. La conseguenza è stata una riduzione notevole dei consumi e dei risparmi, in un clima di generale sfiducia aggravato dalle crisi internazionali e, come se non bastasse, dalle risse pre-elettorali all’interno del “Governo del Cambiamento”.

La triste consapevolezza che l’Europa non ha garantito un aumento del potere di acquisto dei consumatori, né ha rappresentato un argine alle conseguenze di una globalizzazione soprattutto finanziaria a danno dell’economia reale, rappresenta la drammatica evoluzione di un percorso politico di unificazione, il cui errore resta quello di essere partiti dai mercati invece che dalla politica e dalla cultura.

Al primato della economia, sostenuto da Jean Monnet con l’iniziale “Mercato Unico”, e poi dall’Euro, non si è accompagnata la costruzione di una vera cittadinanza “politica” europea ed i consumatori non sono mai riusciti a sentirsi anche realmente “cittadini” dell’Unione.

E proprio un rinnovato “diritto di cittadinanza” deve essere il perno di un progetto europeo ben diverso da quello esistente spoliticizzato e tecnocratico, fondato su un sistema giuridico nuovo, federalista e sovranazionale che ribadisca il primato dei cittadini,  non dei mercati, ed una nuova vera Costituzione costruita dal basso, non quella di 448 articoli e 36 protocolli calata dall’ alto il 29 ottobre 2004, destinata ad essere incompresa e respinta nei referendum popolari del 2005 da Francesi ed i Olandesi.

Forse solo la mancata ratifica referendaria da parte dei cittadini delle diverse nazioni  ha permesso la sopravvivenza anche del successivo Trattato di Lisbona del 2007 (cosiddetto TFUE), che stabilisce tra l’altro il famoso divieto di disavanzi pubblici eccessivi, ovvero il rapporto deficit e PIL in Italia al 3%.

Senza un cambio di rotta nel nuovo Parlamento Europeo, le ultradecennali contraddizioni di una Unione essenzialmente mercantile, dominata da eurocrati sordi alle inquietudini popolari sfociate nella Brexit e nella ribalta di sovranismi dai tanti slogan e poche idee concrete, porteranno ad una rapida conclusione di un sogno che ha garantito per oltre 60 anni  pace, sviluppo, libertà e democrazia nel vecchio continente.