Un viaggio Parigi – Roma che si trasforma in odissea con passeggeri infuriati, compagnia assente, ritardo di 24 ore passando da Barcellona. E’ quanto accaduto ieri pomeriggio all’aeroporto di Parigi Orly, dove il volo VY 6256 che doveva partire per Roma alle 18.05 è stato cancellato per motivi che ai passeggeri non sono stati comunicati. Dopo ore di attesa con notizie contraddittorie con il personale Vueling che non dava informazioni certe per possibili riproiezioni su altri voli o possibili compensazioni, sistemazioni alberghiere e rimborsi che spettano agli utenti secondo la normativa europea (Carta dei diritti dei passeggeri), gli oltre 100 passeggeri infuriati hanno saputo che sarebbero stati portati il giorno dopo (oggi) alle 13 a Barcellona e da lì nelle ore successive sarebbero partiti per Roma, dove arriveranno alle 18 di oggi, con un ritardo di circa 24 ore.
Alcuni passeggeri si sono rivolti al call center del Movimento Difesa del Cittadino, che li ha informati sui loro diritti (sistemazione in albergo, ristorante, telefonate ed eventuali altre occorrenze necessarie). Il Movimento Difesa del Cittadino ricorda che le compagnie hanno l’obbligo di dare tutte le informazioni e l’assistenza ai passeggeri in caso di cancellazione dei voli, overbooking e ritardo. Nel caso dei passeggeri del Parigi-Roma, dirottato via Barcellona e al giorno dopo, i passeggeri avranno diritto anche al rimborso di 400 € ciascuno, perché la distanza del volo supera i 1500 km., fatti salvi eventuali altri risarcimenti per ulteriori danni che possono essere dimostrati (altre prenotazioni in albergo nella città di arrivo, coincidenze mancate, appuntamenti di lavoro importanti, etc.).
Il Movimento Difesa del Cittadino, raccogliendo le testimoniane dei passeggeri che già si sono dichiarati disponibili, farà anche un esposto all’ENAC per i provvedimenti di conseguenza, chiedendo una sanzione a carico della Vueling. Eventuali segnalazioni devono essere inviate a <LINK:mailto:info@mdc.it |_blank>info@mdc.it .
Spesso le compagnie lowcost dichiarano di non essere obbligate alle condizioni poste dai regolamenti europei, come invece hanno confermato numerose sentenze italiane e della Corte di giustizia.